SU BOTTEGA EDITORIALE e, più precisamente sulla rubrica: SCRIPTAMANENT, Il Mensile di dibattito culturale e recensioni curato da Fulvio Mazza, nel numero di Ottobre 2019 è uscito un articolo che riguarda il libro “Odore di sujo”, il nuovo romanzo di Alfio Giuffrida.
(vedi http://www.bottegascriptamanent.it/?modulo=Articolo&id=2313&idedizione=159 )
Che conseguenze ha il passato? Quali sono i suoi riscontri oggi?
di Giuseppe Chielli - Per il Seme Bianco, Alfio Giuffrida scrive del Sessantotto e di oggi.
Renato Minore, nella sua Prefazione, lo analizza compiutamente
Il passato non resta mai tale, e porta costanti spunti e riflessioni anche nella sfera del presente. Quello che è accaduto e quello che accade non sono mai due mondi distinti, anzi il passato caratterizza il presente, con anche un susseguirsi e una concatenazione di eventi. Come diceva il filosofo Giambattista Vico possiamo parlare di «corsi e ricorsi storici». Con una riflessione a posteriori, si può determinare quanto una determinata fase sia stata valida e utile per i periodi successivi, in meglio, o in peggio.
Scontro tra realtà passata e presente
Su questo tema si inserisce il nuovo romanzo di Alfio Giuffrida, Odore di sujo (il Seme Bianco, pp. 200, € 17,90), parte della “Scuderia letteraria” di Bottega editoriale. Si può parlare di un «thriller d’azione», o per usare le parole del critico letterario che ne ha curato la Prefazione, Renato Minore: «Il lettore può davvero inseguire i suoi protagonisti e le comparse del gran gioco narrativo, con le sorprese, le agnizioni, i colpi di scena, i ribaltamenti di prospettiva, gli inserimenti più o meno allusivi di fatti clamorosi di cronaca politica e giudiziaria». In una trama ambientata in vari punti del mondo, che vanno da Cuba alla Giamaica, passando per Rotterdam, Roma, o Valencia, si inserisce una serie di vicende, per usare sempre le parole di Minore: «[…] che impegna tutti gli attori della vicenda in un incastro sempre più fitto di eventi in cui, al limite della verisimiglianza che accende il romanzesco con i suoi elementi più forti […] i destini sembrano alla fine a sorpresa soprapporsi l’uno all’altro, e l’uno rimandare all’altro grazie alle continue rivelazioni».
Un nuovo modo di raffigurare il Vero
Tuttavia, l’originalità di questo romanzo sta nel suo essere un manifesto di quel genere letterario emergente, che è stato definito come Verismo Interattivo. Giuffrida è stato l’apripista di questo movimento, al quale in seguito si sono aggiunti autori quali il giornalista Rai Gianni Maritati, Paolo Arigotti, Cosimo Mirigliano, e molti altri. Di tutto questo ne parla la giovane critica letteraria Maria Chiara Paone nella rivista online mensile di cultura e scrittura Difarescrivere nel numero di settembre, (potrete leggere l’analisi al seguente link: http://www.bottegaeditoriale.it/questionidieditoria.asp?id=192).
Per Verismo Interattivo si intende una corrente che traccia, nelle sue storie, fenomeni più o meno verosimili, perché, nei suoi intenti si rifà al Verga che mette a nudo la società raccontandone i fatti veri, messi insieme in una fiction che, pur se inventata, deve essere plausibile. Segue l’esempio di Dan Brown che ha trasformato il romanzo in un elemento culturale. A tutto ciò Giuffrida aggiunge l’interattività, ovvero dà al lettore la possibilità di approfondire gli elementi trattati mediante il colloquio in dei forum presenti in rete. Ogni libro di Alfio Giuffrida contiene quindi uno scopo e degli argomenti da discutere.
Le conseguenze del passato sul mondo attuale
In questo racconto, che Giuffrida inquadra come un «thriller d’azione e politico con intenti di denunzia sociale», dalla storia della scomparsa di Giorgio, sessantottino appartenente alla corrente della sinistra extraparlamentare, si delinea una riflessione sul mondo attuale e sulle conseguenze del Sessantotto nella nostra società. Questo movimento, che doveva essere contro tutto e tutti ha davvero creato una società migliore? In quella stagione politica, ricorda l’autore la parola «“dovere” era stata associata, in modo indissolubile, alla tirannide e cancellata dal loro vocabolario. […] E la politica era diventata la meta più ambita dai lestofanti scatenati, da quella interminabile schiera di arrampicatori sociali che l’avevano stuprata, violentata, le avevano strappato i vestiti da regina e l’avevano ridotta a fare la sgualdrina». Di quel mondo utopico oggi è rimasta una corruzione generalizzata, tale un po’ in tutti i settori, da rendere i giovani lontani dalla politica. La storia della compagna di Giorgio, Jennifer, lascia scaturire tutta una serie di riflessioni sulle conseguenze del castrismo a Cuba (specie per chi come lei non è allineato al regime ed è costretto a cambiare vita, identità e a scappare per il mondo), sull’omosessualità, fino ad arrivare al mondo della droga, descritto insieme a quello strettamente collegato della malavita.
Si possono rintracciare spunti sulla giustizia e talvolta le sue sentenze errate (generate spesso anche dalla corruzione), tema tipico del nostro paese. In quest’ultimo caso, non sarebbe meglio processare i magistrati che per le loro nefandezze hanno distrutto la vita di persone innocenti e, se colpevoli, condannarli con pene esemplari? Lo stesso titolo è emblematico, in quanto il termine “sujo” in talune parlate meridionali indica la puzza di zolfo, mentre in questo testo, per estensione, indica la puzza e il marcio generati dalla corruzione.
Un libro che parte dal verosimile e dal passato, per arrivare in un climax alla società attuale e alla deriva della stessa.
Giuseppe Chielli
www.bottegascriptamanent.it , anno XIII, n. 145, ottobre 2019